Torino 1961: la divina unità e l'isola felice del boom

di S.Ciavatta

La domenica del Riformista 08/09/2009

Si vede che dal 1961 ovvero dal precedente anniversario dell'unità d'Italia, sono cambiate molte cose. All'epoca a Torino, per celebrare il centenario della nazione, vennero organizzate la Mostra Storica dell'Unità Italiana, la Mostra delle Regioni Italiane, e l'Esposizione Internazionale del Lavoro, "per illustrare sul piano mondiale il vertiginoso progresso tecnico e sociale e l'evoluzione del lavoro umano nell'ambiente nel quale esso si svolge". E per questa Esposizione venne addirittura edificato un intero quartiere, Italia 61, nella zona Sud della città in una zona bonificata sulle rive del Po.

L'evento richiamò piu' di quattro milioni di visitatori provenienti da tutto il mondo. Le attrazioni principali furono la monorotaia Alweg, il Cinerama, sistema di proiezione cinematografica a 360 gradi della Walt Disney, la funivia che passava sopra il Po collegando il Parco del Valentino con il Parco Europa sulla collina di Torino. E poi gli edifici costruiti per l'occasione come il Palazzo del Lavoro e il Palazzo a vela. Un'euforia che si fatica a trovare oggi.

Mancano due anni alle celebrazioni dei 150 anni dall'unità d'Italia. Si sa che ruoteranno intorno alle tre città capitali, Torino, Firenze e Roma, e che ci sono già 11 progetti in cantiere, approvati nel 2007 con il governo Prodi.

Sette sono in fase di realizzazione, quattro non hanno ancora il finanziamento. come il Palazzo del Cinema a Venezia, l'auditorium del Maggio a Firenze, il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria e l'Auditorium di Isernia. Ma oggi, un po' di comune involontario accordo, la parola d'ordine è cambiata: meno cemento e più idee.

Il Quirinale questa estate aveva già ammonito il Governo in merito a ritardi nell'articolazione di un programma per il 2011: "Occorre selezionare, se necessario per motivi economici, gli eventi destinati a celebrare i 150 anni dell'Unità d'Italia, sostenendo comunque i progetti culturali tesi a rafforzare la nostra identità nazionale". Ora che il premier Berlusconi e il ministro dei Beni Culturali Bondi hanno illustrato il programma a Napolitano, il Quirinale si augura il pieno coinvolgimento del comitato dei Garanti presieduto da Ciampi.

Da ciò che è trapelato dalle bozze si parla di progetti con la tv, con il mondo della scuola, con i social network con l'immancabile Facebook, persino del cambio di nome di Piazza Venezia a Roma. E poi di un tg del Risorgimento, dell'Italia in Dvd in allegato a un quotidiano, di una mega adunata di tutti i sindaci d'Italia davanti all'Altare della Patria.

Ma ribadisce Ciampi: "Constato che al momento non c'è ancora una delibera per stanziare neppure un euro e che ci si limita a parlare soprattutto di criteri e indirizzi generali, di cui vorrei fosse approfondito il senso. Spero che si metta nero su bianco, e che siano coerenti e risolutive. Aspetto che il ministro Bondi, mio interlocutore naturale in questa vicenda, faccia sapere in concreto e in dettaglio quello che si intende fare". Idee tante insomma, soldi pochi. Non come nel 1961 quando addirittura si costruì un quartiere.

Come si arrivò a Italia 61? "A livello istituzionale ci fu una laboriosa preparazione del centenario- racconta Emilio Gentile, storico, autore di "La grande Italia, il mito della nazione del XX secolo (Laterza) e "L'apocalisse della Modernità" (Mondadori)- con una grande esposizione a Torino, scegliendo la città sabauda idealmente come prima capitale e poi come il simbolo del miracolo italiano con l'industria Fiat.

Torino rappresentava la radicale trasformazione da paese agricolo a industriale. Inoltre nel 1961 c'era un quadro sociale molto diverso dal cinquantenario del 1911, una radicale diversità di ambiente politico e culturale. Basti pensare che c'erano tre democristiani al governo e il presidente delle celebrazioni era anche lui un dc".

E infatti le cerimonie ufficiali del centenario furono aperte il 25 marzo con un messaggio del presidente della repubblica Giovanni Gronchi, letto a Montecitorio davanti alle Camere riunite, che poi rese omaggio al milite ignoto. E lo stesso giorno il presidente del consiglio Amintore Fanfani, depose davanti alla tomba di Vittorio Emanuele II al Pantheon una corona d'alloro con la scritta: "La Repubblica Italiana a Vittorio Emanuele, padre della patria". Gli omaggi dei ministri dc, continuavano alle tombe di Cavour, Garibaldi e Mazzini.

Questo accadeva nelle istituzioni ma nel complesso le manifestazioni del secondo giubileo dello Stato italiano furono meno numerose e clamorose di quelle precedenti. Con un riscontro negativo di entusiasmo patriottico e di orgoglio nazionale.

Unica isola felice, Italia 61 a Torino. Perché? "Con il 1961 si volle dimostrare che la Dc partito egemone, rappresentava l'effettiva aspirazioni delle idee risorgimentali.

Il Papa presentò il Risorgimento e l'unità italiana come realizzazioni della divina provvidenza. Nel 1911 protestarono i cattolici per cui l'unità era opera maligna del demonio, e con loro i garibaldini, i nazionalisti e i socialisti. Nel 1961 protestarono i socialisti e comunisti che non videro nessuna traccia di proletariato, di anticlericalismo (non di anticattolicesimo), scontenti anche i neofascisti. Ma di questo mito nazionale non importava nulla. Da ragazzo mi diedero nel 1961 un bel libretto illustrato per farci un compito sull'unità d'Italia. Ma a noi della patria poco interessava. Eppure era un valore rivendicato di fresco da socialisti, comunisti, e neofascisti".

Nell'anno del debutto newyorchese di Bob Dylan, della nascita della leggenda di Castro con la baia dei porci, del primo concerto dei Beatles al Cavern Club di Liverpool, di Accattone e del Federale, Italia 61, con le sue avveniristiche attrazioni, rappresentava il balzo decisivo verso la società industriale. Sull'entusiasmo da boom economico (Il Sorpasso arriverà l'anno dopo, nel 1962) persino la rivista di destra Il Borghese era concorde, con parole che oggi sanno di miraggio: "L'Italia è viva, è in piedi, più florida, o meglio meno povera di noi. Più popolosa e più ricca di vitali fermenti.

Gli anni 1959 e 1960 sono stati i migliori anni del nostro sviluppo industriale e della nostra espansione economica". Largo allora al progetto Italia 61. A cominciare dalle attrazioni che come la monorotaia parlavano di velocità e futuro.

Si legge dal Notiziario Italia 61 n.12 "Per la monorotaia sono venuti esperti dal Giappone e dal Nord America a veder funzionare il rosso vagone che si dice destinato a rivoluzionare i sistemi di trasporto urbano. A meta' del mese di ottobre i passeggeri trasportati dalla monorotaia erano gia' 1.368.868. Alla velocità di 60 chilometri all'ora il "treno aereo" ha compiuto circa 22 mila viaggi per trasportare il pubblico dall'ingresso principale al palazzo del lavoro.

La media dei viaggi e' stata di 12 ogni ora con una frequenza di uno ogni cinque minuti. Complessivamente quindi la monorotaia ha coperto una distanza superiore ai 25 mila chilometri". e' la febbre dei dati, che devono impressionare: 80 posti a sedere e 120 in piedi. 25.000 passeggeri al giorno, il tragitto dentro l'Expo' di 1200 metri, percorso in un minuto e mezzo.

Numeri di uno stupore che finì quando sorsero difficoltà di gestione per gli alti costi e l'incapacità a trovare una sua precisa collocazione a Torino. Altri numeri sono quelli delle 61 ovovie biposto dipinte in colori che ora appartengono al vintage, che scorrevano su un cavo all'altezza di circa 10 metri dal suolo.

Altra meraviglia era il Circarama Disney, che aveva debuttato a Disneyland fin dal giorno della inaugurazione nel 1955, un cinematografo su schermo circolare di 360 gradi, procedimento inventato e brevettato da Walt Disney con originale sistema di ripresa e di proiezione, per cui gli spettatori, completamente circondati dalle riprese in movimento, avevano la sensazione di partecipare all'azione.

Il film in programma, a colori (circa 1000 metri), intitolato Italia 1961, era stato realizzato - per conto della Fiat - dalla "Walt Disney Production" con il commento alla pellicola di Indro Montanelli.

Arrivò anche il messaggio di sir Walt: "è con piacere che mettiamo a disposizione degli Italiani la nostra più recente scoperta in campo cinematografico. Con cio' noi vogliamo dare il nostro contributo alle manifestazioni in Torino per la celebrazione del centenario dell'Unità d'Italia. Il film Circarama "Italia 61" in splendidi colori della Technicolor, da' rapide visioni di alcuni aspetti dell'Italia d'oggi: meravigliose bellezze del paesaggio, città, monumenti, antiche glorie e moderne industrie. Esprimo il mio personale ringraziamento alla Fiat e a tutti coloro che hanno collaborato con noi per la realizzazione di questo spettacolo. Desidero inoltre complimentarmi con tutti per le celebrazioni del Centenario".

Ma il vero simbolo dell'Italia unita e proiettata verso il futuro era Il Palazzo delle Mostre, detto Palazzo a Vela, progettato da Annibale e Giorgio Rigotti. "Un edificio, con base esagonale inscritta in un cerchio di 130 m. di diametro, costituito da una struttura in cemento armato "a vela" realizzata su tre archi accostati, ruotati di 120 gradi ed ancorati a terra. Lo spazio interno, con una superficie di 15.000 metri quadrati, era delimitato dalle enormi vetrate laterali e dalla intersezione delle tre volte in copertura". Si e' scritto "era" perché l'opera entrata a far parte dell'iconografia torinese non c'è più.


L'associazione Italia 61 scrive: "Ci chiediamo se il nuovo palazzo del ghiaccio per le Olimpiadi 2006 dovesse per forza nascere attraverso il suo sacrificio". Lo stesso rammarico lo ha affidato tempo fa con una lettera a La Stampa Mario Capra, responsabile dell'allora Ditta Osello raccontando quando "coadiuvato da quattro vetrai della Valle Soana (Viglino Rodolfo, Ughetti Carlo, Ughetti Giuseppe e Boetto Giovanni), lavorando dalle 7.00 del mattino fino alle 24.00 di sera (con brevi soste per pranzo e cena), riuscì in 20 giorni a terminare la vetratura con 2-3 giorni d'anticipo sulla data tassativa di consegna lavori". Forse l'Italia unita dell'isola felice 61 non aveva bisogno della divina provvidenza.

di Stefano Ciavatta

(inserito da Michele Oliveto)