Giovanni Picco e Diego Novelli

Giovanni Picco e Diego Novelli tra i ragazzi del '61 che contribuirono a organizzare le celebrazioni. Sotto la guida dei grandi crebbero nuove leve.

di Luciano Borghesan (La Stampa, 2011)

Con il ritorno dalle ferie, Torino si appresta a concludere i preparativi per il 2011. Il 1911 e' ricordato per l'industria, il 1961 per l'urbanistica, e il prossimo anniversario?

"La mia deformazione professionale mi porta a credere che occasioni come queste devono servire a caratterizzare il territorio con strutture, ma forse, la cultura celebrativa e' cambiata, e il tema dell'unita' sta assumendo significati diversi", dice Giovanni Picco, l'ex sindaco 1973-75, il quale, nel '61, fu direttore della mostra storica allestita a Palazzo Carignano. L'architetto ricorda le opere d'avanguardia di 50 anni fa, e fa notare che "Milano per l'esposizione 2015 punta sull'urbanistica". Ma per Torino il 2011, che riqualificherà Parco Dora e porterà grandi mostre, ha risorse alquanto contenute.

Il 1961 propose la monorotaia, l'ovovia, il Circarama. Sono rimasti il Palazzo del Lavoro, il villaggio del Bit, il laghetto. Ma soprattutto Italia 61 rese Torino più europea togliendole la bidonville lungo il Po, baracche sorte con l'ondata immigratoria. "Fu valorizzata un'intera zona, tra la collina, il fiume e la città della produzione, alle porte delle autostrade per il Sud" spiega l'ex sindaco. Picco a 28 anni si trovò quasi per caso a gestire un'impresa che, a Roma, avevano pensato di affidare a Luchino Visconti, ma non convinse la proposta del regista di uscire da Palazzo Carignano per descrivere più globalmente l'Italia.

Picco indica in urbanistica, industria, patrimonio storico i filoni di Italia 61: "Il progetto della monorotaia prevedeva che dovesse correre da Moncalieri a Porta Nuova. Avrebbe potuto arrivare fino a corso Vittorio". Opera faraonica? Forse aveva "la colpa" di essere in anticipo.

L'avventura di Italia 61 è anche nel curriculum di Diego Novelli (sindaco 1975-85): "Ero nel direttivo del comitato Torino 61 come cronista dell'Unita' , per il Popolo Nuovo c'era Gioacchino Quarello". I comitati erano due: quello nazionale guidato dall'on. Giuseppe Pella con segretario l'on. Enzo Giacchero e quello locale presieduto dal professor Achille Dogliotti, il sindaco era Amedeo Peyron. Tra giunte e commissioni, furono coinvolte "le esperienze piu' in vista" dell'Italia e del Piemonte, e questi si avvalsero di giovani che crebbero bene all'ombra dei "grandi". Alcuni dei tanti Maestri: Franco Antonicelli, Mario Soldati, Arnoldo Mondadori, Massimo Mila, Luigi Salvatorelli, Paolo Monelli, Valdo Fusi, Enrico Mattei, Leopoldo Pirelli, i fratelli Agnelli.

I "ragazzi del ‘61", oltre le opere, rimasero nell'eredità del Centenario, e tra loro c'erano i torinesi Valerio Castronovo, Giangiulio Ambrosini, Guido Neppi Modona, Francesco Traniello, Carlo Bertolotti, tanti. All'ufficio stampa lavorarono i giornalisti Beppe Barletti, Giampaolo Piana, Dante Grassi (poi architetto). "Lo sport fu gestito da Felice Borel - dice Barletti -: seppe coinvolgere tutte le federazioni e riuscì a organizzare meeting internazionali".

Furono impiegate 180 hostess. "Ero nella segreteria di Giacchero. Mio padre, l'ing. Secondo Marocco, era il Coordinatore Generale Tecnico, voluto da Filiberto Guala, direttore Rai, poi ritiratosi a vita religiosa", afferma Lucia Marocco, che lavorò negli uffici di piazza Solferino 11, e ora è vicepresidente dell'Associazione Amici di Italia 61 (www.italia61.eu).

"C'eravamo dimenticati del Palavela - aggiunge Novelli -, Dogliotti toccò Pinin Farina sulla spalla "Mac ti 't pole salvene!". Pininfarina, con Gabetti e Isola, ne fece un teatro per la moda; mille donne cucirono un'enorme vela come sfondo alle sfilate: nacque il Samia. Tra i battesimi anche la corsa automobilistica Cesana-Sestriere. Vennero 6 milioni di visitatori, tra loro la regina Elisabetta e Walter Disney.

(Grazie a Michele Oliveto)