La monorotaia di Italia '61 non esiste più perché è stata vittima di un incendio doloso appiccato il 17 dicembre 1979, dopo che per molti anni era stata abbandonata all'interno della sua rimessa, la stazione Nord, nello spazio oggi occupato da "Casa UGI".
Come è possibile riscontrare nell'immagine più sopra, precedente la realizzazione dell'esposizione, l'idea iniziale del tragitto della monorotaia non era quella che dovesse finire la propria corsa sopra al laghetto, terminando davanti al Palazzo Nervi. L'idea originale, poi mai realizzata, era quella che dovesse servire la città: a Sud, avrebbe dovuto continuare fino a Moncalieri e, dalla parte opposta, avrebbe dovuto, un giorno, raggiungere l'aeroporto, fungendo così da navetta fra Torino e Caselle.
L'unico pezzo di monorotaia rimasto é una piccola placca metallica che era posta sotto una delle sue porte pneumatiche. Tale "reperto" è oggi di proprietà del presidente degli "Amici di Italia '61" e viene regolarmente esposto nelle molte mostre organizzate dall'associazione.
La monorotaia di Italia 61 non è mai stata comprata dai giapponesi: ci fu, verso la metà degli anni sessanta, un interessamento da parte loro (non si sa quanto reale) ma la monorotaia non ebbe mai niente a che vedere con il paese del sol levante.
A Italia '61 non ci fu mai né un trenino, né una littorina: si trattava di un veicolo ben preciso chiamato monorotaia, contraddistinto dal fatto che scorreva su una unica rotaia in cemento sopraelevata di circa sei metri dal suolo. Veniva anche, all'epoca, chiamata "ferrovia aerea".
L'esposizione di Italia '61 non fu affatto un flop: nei sei mesi di apertura da maggio a ottobre 1961, vennero a Torino più di sei milioni di visitatori e Torino si trovò al centro delle cronache nazionali ed internazionali. Molte personalità del mondo della politica, dell'arte e dello spettacolo vennero a Torino per visitare la "città delle meraviglie".
Non fu affatto un mangia mangia: i soldi stanziati per l'esposizione non vennero nemmeno spesi tutti ed il rimanente venne regolarmente restituito allo Stato centrale. Il comitato Italia '61 ha inoltre finanziato opere ed iniziative legate all'unità un tutta Italia (monumenti, cippi evocativi, pubblicazioni, convegni ecc).
A Italia '61 non venne presentato il Cinerama ma il Circarama che, a differenza del primo, è un sistema di cinematografia inventato da Walt Disney caratterizzato dalla presenza di uno schermo circolare, a 360 gradi.
La fontana luminosa di Italia '61 non era quella che è nei pressi dell'Arco di Trionfo, all'inizio del parco del Valentino, ma quella situata nel comprensorio, tuttora presente anche se abbandonata a sé stessa, situata nei pressi del Palazzo a Vela (oggi palazzo del ghiaccio).
L'attuale Casa UGI, struttura di supporto a famiglie con bambini ricoverati nel vicino ospedale Regina Margherita, è stato costruita nello spazio che fu della Stazione Nord della Monorotaia Alweg di Italia '61. L'edificio ha ripreso la forma della vecchia stazione ma non è, di questa, una ristrutturazione: la palazzina del 1961 infatti era in condizioni talmente precarie che si ritenne indispensabile ricostruirla ex novo, pur mantenendo la caratteristica forma allungata.
Una leggenda metropolitana vuole che la famosa ovovia di Italia '61 venne smantellata, subito dopo l'esposizione, in quanto pare sorvolasse un convento di suore di clausura o ville di personaggi torinesi importanti. Non ci sono evidenze di questo così come, al momento, non è chiaro dove siano stati poi portati i 61 ovetti della funivia.
Giovanni Agnelli fu uno degli organizzatori di Italia '61 ed il "front man" dell'organizzazione, basti pensare che sia la Regina Elisabetta che Ted Kennedy vennero accolti da lui e non da esponenti politici cittadini o governativi. Vox populi vuole che fu lui, attraverso la FIAT, a boicottare l'espansione della monorotaia. Di questo non ci sono prove: lui fu uno di quelli che volle affidare alla monorotaia un ruolo importante nelle celebrazioni per i cento anni di Unità e la FIAT, che costruiva anche aerei (oltre a molto altro), avrebbe potuto essa stessa metterla in produzione. Peraltro la carrozzeria della monorotaia di Italia '61 era italiana (Tom Tyarda per Ghia).
Il Luna Park di Italia '61 fu, all'epoca, il più grande d'Europa.
A Italia '61 venne realizzato il primo Self-Service d'Italia. All'epoca, nel nostro Paese, non vi era la consuetudine di andare in un ristorante, munirsi di vassoio, prendere autonomamente i vari piatti per poi andare a pagarli alla cassa. Normalmente, per la "pausa pranzo", o si andava a casa, o si utilizzava la gavetta (o baracchino). Gli organizzatori per risolvere il problema del pasto dei visitatori e delle maestranze, incaricarono un famoso gastronomo torinese, Sig. Musso, di studiare un sistema utile per l'esposizione di Torino. Questi andò quindi a New York, dove restò un paio di mesi, per studiare nei particolari come funzionavano i Self Service americani. Tornò e lo realizzò, primo in Italia, per l'esposizione di Torino. Un nostro socio, testimone, racconta che molti, all'epoca, si sedevano al tavolo e, dopo un po' di attesa, cominciavano a chiedere spazientiti "ma quando arriva il cameriere?".
La Mostra delle Regioni, che voleva mostrare al mondo la varietà e la ricchezza di una nazione come l'Italia fortemente ancorata all'economia, alle tradizioni e culture locali, era disposta sul territorio del comprensorio, dove oggi c'è il BIT, a formare lo stivale italiano. Il visitatore poteva quindi visitare i vari padiglioni riuscendo ad orizzontarsi facilmente fra le regioni del Sud, Nord e centro Italia (vedi immagine più sotto).
La vegetazione presente vicino ai padiglioni di ogni regione, era quelle corrispondente alla regione stessa: abeti e conifere vicino ai padiglioni delle regioni settentrionali, fichi d'India per quelle del Sud.
Il comprensorio di Italia '61 venne realizzato, a partire dagli ultimi anni degli anni cinquanta, in un territorio paludoso (Millefonti), divenuto discarica delle macerie causate dai bombardamenti dell'ultima guerra e dove erano presenti baraccopoli degli sfollati dal Polesine, vittime dell'alluvione del 1951.
Le travi in cemento compresso della monorotaia (la vera e propria rotaia), di cui ancora oggi è possibile vedere gli ultimi metri sopra al laghetto, sono state, in tempi diversi, smantellate. All'epoca vennero date a chi ne avesse bisogno a patto che fossero in grado di portarsele via. E' quindi ancora oggi possibile vederne qualcuna in diverse zone: le più evidenti sono tuttora visibili in un campo che costeggia la tangenziale Sud di Torino, direzione Nichelino-Rivoli, sulla destra subito dopo l'area di servizio di Nichelino Nord.
Le travi in cemento compresso furono progettate dall'Ing. Morandi, lo stesso del tristemente famoso ponte di Genova.
La caratteristica e spettacolare colorazione azzurra cha appare in tutte le immagini del laghetto all'epoca di Italia '61, era dovuta a migliaia di piastrelline poste sul fondale, quasi come se fosse una grande piscina. Negli anni settanta, decisero di catramare tutto e, di conseguenza, tale bellissimo effetto cromatico è andato irrimediabilmente perso.
La prima vera pizza alla napolitana di Torino è stata preparata e venduta nella pizzeria ristorante che si trovava all'interno del padiglione della Campania della Mostra delle Regioni di Italia' 61. Prima c'erano solo pochissimi locali che vendevano solo la pizza al padellino.
Per la prima volta in Italia, a Italia '61 vennero utilizzati dei distributori automatici per vendere i biglietti della monorotaia. Evidentemente la tecnologia non era però ancora in grado di produrre macchine durature ed affidabili. Infatti si guastarono pochi giorni dopo l'inaugurazione e i biglietti vennero quindi venduti dal personale dell'ufficio trasporti.
La compagnia telefonica nazionale del tempo (STIPEL) aveva istituito un numero telefonico speciale componendo il quale era possibile avere tutte le informazioni relative all'esposizione. Tale numero era il 6161. Per l'epoca era una vera novità.
Le cabine dell'ovovia di Italia '61 erano costruite dalla NARDI di Modena, ditta specializzata in "vetture" per giostre, ottovolanti e autoscontri.
Ogni visitatore poteva dotarsi di una sorta di cornetta telefonica che permetteva di avere informazioni relative alle varie attrazioni presenti a Italia '61. Il segnale audio veniva irradiato dall'antenna dei cento anni che campeggiava, davanti al padiglione unitario della Mostra delle Regioni, al centro del comprensorio.
Si ha ragione di pensare che i famigerati nanetti in gesso di Biancaneve che spesso hanno infestato i giardini di molte case, siano stati per la prima volta utilizzati nei vialetti del comprensorio di Italia 61.