(Tratto dalla Relazione del Consiglio Direttivo all'Assemblea Generale del 26 giugno 1962)

Tema di questa esposizione, fulcro - con la Mostra Storica e la Mostra delle Regioni - delle manifestazioni indette a Torino nel quadro di Italia '61, è il seguente: "L'uomo al lavoro - Cento anni di sviluppo tecnico e sociale: conquiste e prospettive".


Il problema del lavoro è profondamente congeniale allo spirito dell'uomo e, come tale, di universale comprensione. Viviamo in un'epoca di transizione anche per ciò che concerne il lavoro dell'uomo. Se fino a poco tempo fa esso era riguardato come passiva e sacrificante sottomissione dell'individuo alle leggi della natura in ordine alla sopravvivenza, oggi i continui progressi della scienza, concretantisi in una sempre più marcata affermazione dell'automazione, fanno intravedere ormai non tanto lontano il giorno in cui l'uomo potrà considerare il lavoro non più in termini di fatica e di dipendenza, ma di libertà e di autonomia.

L'Esposizione Internazionale del Lavoro ha lo scopo precipuo di fare il punto nella marcia intrapresa verso questo meraviglioso traguardo, riassumendo, in una manifestazione a carattere internazionale di amplissimo respiro e significato, le conquiste realizzate in questi ultimi cento anni nell'ordinamento economico e sociale dei popoli civili e le prospettive che si aprono alle nuove generazioni.


Il programma di illustrare storicamente lo sviluppo tecnico e sociale che, a partire dagli anni in cui si e' realizzata l'Unità d'Italia, ha compiuto i suoi passi più notevoli, è parso il più opportuno per un'esposizione come quella di Torino, destinata ad assumere un carattere e un rilievo nazionale ed internazionale. Il comitato ordinatore dell'Esposizione è presieduto dal Dott. Giovanni Agnelli. Il coordinamento architettonico e artistico delle varie sezioni, nazionali ed estere, è stato affidato all'architetto Gio Ponti.

Il Bureau International du Travail, rappresentato presso l'Esposizione dal dott. Pier Paolo Fano, ha dato il suo pronto e largo appoggio all'iniziativa, sottolineandone l'interesse su scala mondiale. Un grandioso palazzo, progettato dall'ing. Pier Luigi Nervi e dall'arch. Antonio Nervi, vincitori dello speciale concorso-appalto indetto, nella primavera scorsa, dal comitato "Italia '61" ospiterà l'Esposizione. L'edificio si presenta come un grandioso parallelepipedo a base quadrata, con lato di 160 metri e altezza di circa 25 metri. Copre un'area di 25.000 metri quadrati ed ha una superficie interna utile di circa 35.000 metri quadrati. La cubatura complessiva e' di circa 650.000 metri cubi.


Pur costituendo, nella sua impostazione culturale e nelle sue finalità, un tutto unico, l'Esposizione risulterà composta da due grandi parti; una prima parte, che avrà carattere generale, sarà realizzata dall'Italia, con l'intendimento di illustrare, in modo divulgativo, spettacolare e sintetico, le tappe più significative del progresso tecnico e sociale dell'ultimo secolo.


Su questa linea verranno drammatizzate le grandi idee, i grandi uomini e i grandi fatti che si sono susseguiti, durante il secolo, nei vari settori dell'attività lavorativa umana, con uno sguardo finale sulle prospettive e i problemi del futuro.


Questa parte generale dell'Esposizione sarà allestita con la collaborazione e attraverso il concorso dei principali Enti e Aziende italiane e delle Organizzazioni del mondo del lavoro.


Questi non saranno però chiamati a presentarsi singolarmente, ma comporranno un discorso unitario ed omogeneo senza diretti obiettivi di propaganda, mirando piuttosto ad ottenere, attraverso il livello e il successo della manifestazione nel suo insieme, risultati di prestigio in senso lato. Seguendo questo criterio, non si avranno più in conseguenza stands particolari, ma ad ogni Ente partecipante sarà chiesto di contribuire a sviluppare, con i suoi mezzi e le sue esperienze, alcuni aspetti dei grandi temi della parte italiana dell'Esposizione.

Lo spirito col quale gli organizzatori hanno voluto e preparato questa grande Esposizione Internazionale del Lavoro è lungi da ogni retorica e banale esaltazione dell'opera dell'uomo, proprio perché non sono retorica le conquiste della scienza attraverso le quali l'uomo sta emancipandosi dalla dura schiavitù cui lo obbligarono le opere servili e sta anzi preparandosi ad un ulteriore balzo verso una più ampia libertà dal bisogno e dalla fatica.